mercoledì 27 agosto 2008

5,720 metri cubi d'acqua al secondo

500 km, 7 ore e 43$ di bus da NYC a Buffalo downtown e un'oretta di city bus.
Buffalo non sono riuscita a vederla. no time. ma qualcuno dice che Buffalo esiste solo per un motivo. E quel motivo e' la mia meta.
Alle 4, quando arrivo, lo spettacolo vale tutta la fatica di camminare con 30 kg di zaino sulle spalle per 4 ore, senza volersi fermare un secondo.
Sono alle cascate del Niagara, dal lato americano. Uno spettacolo come pochi.
Era da un po' che cercavo di immaginare, non vedevo l'ora di arrivarci.. Torni per un po' a pensare quanto impotente tu possa essere di fronte a tanta forza. A guardarle dalla sponda sembrano solo bellissime, ma neanche tanto potenti, ma puoi avvicinarti quanto basta per capire che brutta fine faresti a trovartici in mezzo. Solo pochi metri prima sembra un fiumiciattolo tranquillo, ma poi cambi idea.. 21 metri di dislivello in Usa e 52 in Canada capaci di muovere 5720 metri cubi d'acqua al secondo, per poi tornare subito a riprendere il proprio corso tranquillo.
Passo 4 ore a camminare su e giu' per la riva per cercare il miglior punto di vista e la prospettiva piu' emozionante. Non mi importano i 30 kg (li comincero' a sentire verso le 8 quando bramero' di trovare l'ostello piu' di ogni altra cosa) e non mi importa neanche la gente mi guardi pensando "poverina". E non pensa "poverina" a caso. Pensa poverina perche' sto camminando con un tedesco incontrato sull'autobus che si trascina agilmente la sua valigia senza preoccuparsi dei miei kg. Siamo gli unici 2 turisti ad avere un bagaglio di tale portarta. E quindi probabilmente sembriamo anche una coppia. E probabilmente la gente pensa che io abbia un fidanzato molto poco premuroso , che conduce la sua valigia con facilita', mentre io mostravo evidenti segnali di affaticamento.
Ma non importa, perche' sono alle cascate del Niagara. E sono belle come immaginavo.
Verso l'ora del sunset e' tempo di cercare il mio letto prenotato in ostello.
10 minuti di zona franca, su un ponte sospeso sulle cascate.
Controllo mille volte di avere il foglietto verde suuuuper importante per tornare indietro. Non vorrei mai rimanere incastrata su un ponte. Ma una volta sicura, attraverso i tornelli..
Sono in Canada!
Ovvio. Non potevo non vederle le cascate anche da quella parte, mi dicono tutte che la vista migliore e' da la'. E per non sbagliarmi io le faccio tutte e due!
La cittadina che mi si presenta e' una Las Vegas in brutta copia, ma si difende. Solo neon e cose inutili. E' la patria del kitch, e la gente sembra andarci pazza. Non penso di aver visto nulla che potesse attirare la mia attenzione se non un miliardo di luci e una ruota panoramica di tutto rispetto. Per il resto era divertente vedere la gente interessata alle peggio cazzate. Ma alla cascate ci stai una notte e quella notte la vuoi esagerata.E' un peccato vedere come tutto sia pensato per far business sull'attrazione, ma io stavolta mi ci sono butatta a capofitto: ho fatto tutto il possibile, compresoo il giro in barca sotto le cascate, la camminata lungo le casctae, i tunnel dentro le cascate. Tutto. Se mi avessero preso e buttato nelle cascate avrei detto di si pure a quello. Con me sono andati a nozze. E come me, tutti quanti i presenti. Ma poco male. Ci stava proprio sta immersione nel turistico pesante! Il lato canadese e' chiamato Horseshoe falls perche' e' a forma di ferro di cavallo. Direi bella vista, meglio che gli USA. Ma dal lato americano ti ci puoi avicinare di piu', quindi per me e' parita'! Completamente fradicia per tutte le attrazioni sostenute e dentro un sacco di plastica che avrebbe dovuto proteggermi dall'acqua ma che non ha funzionato a causa del miei tentativi circensi di fare le foto sotto le cascate, (sacco che mi son tenuta addosso perche' faceva molto turista sfigata), mi avvio a riprendermi lo zaino e a cercare la stazione. Alle 4 nuovo autobus. 17 $. Mi addormento e in un paio d'ore sono a destinazione.

lunedì 25 agosto 2008

1 tappa: la NY che non ti aspetti

Sabato mattina viene D.J. Wagner a prendersi le chiavi di casa, quello a cui ho affitatto la camera. E' un tipo stranissimo che fara' cose stranissime in quella camera. Ma in fondo, I don't care. Non e' piu' camera mia, ho staccato tutte le mie foto dai muri ed e' tornata impersonale. Io sto finendo di chiudere le valigie. Una la lascio da Jon, tutto il resto - almeno 30 kg di fatica - me lo metto in spalla e vado a prendere il Megabus per NYC.
4 ore, 320 km e 16,50 dollari e ci sono. Sbaglio metro un paio di volte, ma mi torna il sorriso quando arriva Uazzi a prendermi a Brooklyn. Lui sta li', da Lisa, per un paio di settimane, il tempo di trovare una casa definitiva per l'anno che dovra' passare li' a studiare produzione cinematografica. Per mia fortuna Lisa e' una couchsurfer (avevo promesso di parlarne ma poi mi sono scordata). In breve una comunita' on line di viaggiatori che mettono a disposizione le proprie risorse per altri viaggiatori che passano dalle rispettive citta'. Ti offrono un letto a casa loro, ti portano in giro a vedere la citta', organizzano ogni giorno qualcosa da fare, ti san dare qualsiasi tipo di risposta a qualsiasi tua richiesta. Io per ora sono couchsurfer solo teorica. Cioe' a Boston li frequentavo: andavo a feste di compleanno di sconosciuti, andavo alle feste settimanali, approfittavo del loro blog per le mie domande. Da oggi sono una couchsurfer a tutti gli effetti. Ho fatto la richiesta a Lisa di essere ospitata da lei ed eccomi accolta da Lisa e Uazza!
Avevo gia' visto Manatthan molto bene 3 anni fa e non avevo particolari esigenze turistiche, cosi' i week end si e' tradotto in un inconsueto girare per Brooklin, accantonare la NY che si conosce e scoprire che i sobborghi riflettono una poverta' che Manatthan ti nasconde. Tanti ghetti, tanto disordine, tanta sporcizia. Ma tanto caratteristica. La NY che non ti aspetti.
Intanto cerchiamo casa per Uazzi che in una settimana deve sistemarsi.
Domenica a cena in un ristorante mediorientale che propone piatti di humus, faccio poi l'ncontro desiderato: Ori, l'americano conosciuto in un indimenticabile pomeriggio a Tarragona, durante una gita erasmus. Ci conosciamo da 5 anni, non ci vediamo da 3 e avremo condiviso meno di 10 giorni in totale, ma siamo amici per davvero. I really care about him. Oltre a farmi ricordare dettagli del passato che avevo completamente scordato, mi racconta un sacco di novita', e fondamentalmente una gran bella idea di business sul fundraising per giovani produttori. Che coincidenza.... Uazza sorride.. Brindiamo alla sua imprenditorialita' e alla casa che forse Uazza ha trovato. E alla festa bucolica a Spello (grande Spello!) che organizzeremo a obiettivi raggiunti. Una di quelle cose impossibili che pero' ti fa ridere per 20 minuti. Sono felice e commossa quando lo saluto.. Chissa' quando lo rivedo.. Ma poi penso che Ori e Uazza diventeranno amici di sicuro e quindi recupero l'entusiasmo.
Vado a letto sorridente anche quando, mettendo la sveglia, l'orologio mi dice 3 h e 50 minuti al risveglio. Alle 5,30 sono in piedi per andare a prendere un nuovo Megabus, per la vera destinazione del mio viaggio...

venerdì 22 agosto 2008

Flashback

Ma facciamo un passo indietro.

Un paio di settimane fa il pensiero che entro breve avrei finito il corso e che avevo dei giorni liberi prima di volare verso casa.
Boston mi ha dato tutto quello che doveva. E' stata gentile e accogliente, a tratti divertente, a volte introspettiva, ogni tanto solitaria. E molto educativa. Son stata bene.
Ma sono inquieta.
In realta' mi pulsa il desiderio di partire.
C'e' una mappa degli States in camera mia... Come non guardare dove sono, cosa ho gia' visto e l'immenso che mi resta da scoprire.
Mi guardo un po' intorno, ma so benissimo dove voglio andare.
Mi metto a letto col pc sulle ginocchia e comincio a verificarne la fattibilita'. Senza dimenticare che ho una camera a Boston gia' pagata. Non so se me la sento di lasciarla vuota e partire, sarebbe molto inefficiente. Ma ormai il pensiero e' diventato una fissa alla quale non so piu' resistere. Testarda, in un modo o nell'altro io lo voglio fare.
Senza crederci davvero metto un annuncio su craiglist per subaffitare la mia camera. Sto bassa per attirare l'attenzione. Tempo un'ora e mezza mi rispondono in 8 interessati (saranno 35 nel giro delle 48 ore successive), con qualcuno che giocava anche al rialzo per averla per primo.
E' vero, studio business, e dovrei agire razionalmente, ma e' vero anche che lavoro nell'ufficio del prof. Pilotti dove aleggiano etica e condivisione, circoli virtuosi e network. Decido che ci voglio credere. Cosi' chiamo il primo della lista e non quello che offriva di piu'. La camera e' sua per 150 dollari: il mio budget per il viaggio.
In un momento realizzo che ha funzionato e che questo diventa il pass per la mia partenza. Strumento e insieme obiettivo del mio viaggio.
One goal: 9 gg, 2177km, 4 paesi, 2 lingue, 150$.
One strategy: sharing
One rules: travelling safe. Prometto che non barattero' la mia incolumita' per qualche dollaro.
Io vado!

More

Giovedì.
Vado a lezione di vela. L'ultima.
Consegno il final paper a lezione. L'ultima.
Usciamo dalla classe, io e Jon, ci guardiamo, sorridiamo e buttiamo via i quaderni insieme. Per me finisce un'esperienza. Per lui pure. E' laureato.
Siamo in macchina e vedo l'uni farsi sempre più piccola fino a scomparire. Mi piaceva quel posto. Ma con la testa sono già altrove.

Somethimes all we want is a taste,
other times, there is no such thing as enough.
The glass is bottomless, and all we want is more.

More tequila,
more love,
more anything,
more is better.

Faccio le valigie,
ma non per tornare,
per ripartire..

mercoledì 20 agosto 2008

Immersa nell'inconsueto

Durante il branch very American di domenica, Shahriar (il mio amico mezzo iraniano e mezzo indiano) aveva deciso che dovevo testare la cucina indiana. Detto fatto, stamattina vado a fare un giro ad Harvard prima del pranzo etnico. Non che Harvard deluda, ma rispetto allo stile di Boston l'ho trovata un po' sotto tono, davvero poco originale e molto serioso. Ed enooooorme. Gigante, una piccola città dentro Cabridge. In più la fame mi faceva correre veloce attraverso le mille viette senza farmi godere degnamente quell'aria di eccellenza accademica. Alle 2 sono da Shariar, davanti al suo laboratorio all'MIT. E' un ufficio che sembra un magazzino, con macchinari giganti, fili ovunque e rottami: un' officina. Sta lavorando su un esperimento di fisica con del liquido magnetico e degli aggeggi stranissimi e mi porta a vedere tutte le tecnologie disponibili. Succedono cose incredibili lì dentro. Formule incomprensibili a un cervello disabituato e esperimenti in atto con enormi turbine capaci di creare voltaggi esorbitanti. Rimango allibita da tanta potenza. Lui percepisce il mio sorprendermi e mentre cerca di spiegarmi come funziona mi fa giocare coi magneti. Mi chiedo come possa essere far parte di tutto ciò. Mi dimentico anche della fame lì dentro..
Arriva l'ora dell'indiano. Buffet open. Non so cosa scegliere e prendo tutto. Sarà che è un mese che mi cucino solo pollo, riso e frittate (sto ancora cercando di farmene venire una per bene), ma l'ho trovato fantastico. Ci stava proprio questo salto in Oriente.
Tornando verso l'uni si offre di farmi da guida all'MIT, mi porta ovunque e scopro cose eccezionali, edifici di designer e architetti famosi, esperimenti sul traferimento di onde tramite la luce, si trovano auto nei laboratori che studiano nuovi sistemi elettrici e gente che soffia il vetro. Mi porta sul tetto della cupola, nei tunnel sottoterra, nel laboratorio dove è stato ideato il primo cellulare. Ogni metro quadrato di quel posto ha qualcosa da raccontare. E' tutto così geniale e perfetto lì dentro. Mi sento quasi stupida a entusiasmarmi per tutto. Ma è quello che è.
Chiudiamo con un sacco di chiacchere davanti a un caffè. Son passate 5 ore e non mi sono neanche accorta.
Poi, come ormai usuale, riattraverso il ponte a piedi per tornare a casa. Felice.
Spendidi racconti oggi.

martedì 19 agosto 2008

East coast by the sea


E finalmente fu l'oceano.
Con un'ora di trenino sono a Manchester-by-the-sea station. 3/4 di miglia a piedi e affondo i piedi nella sabbia di Singing Beach. Sabbia fine, oceano quieto e un marasma di bambini scatenati con l'energia dei leoni che penso: sei così piccolo, dove la tieni tutta sta voglia?
Davvero una splendida giornata. Non potevo più stare lontano dal mare. Mai passato un agosto così cittadino. Ci voleva.
Sono compleatamente bruciata, ma se questo è il prezzo da pagare per vincere un pallore non consono alla stagione, allora ci sto.

sabato 16 agosto 2008

Supercut

Da un giorno all'altro decido che ho necessariamente bisogno di un parrucchiere.
Forse non ne ho davvero necessariamente bisogno, ma mi son fissata che son troppo lunghi.
Senza perdere di vista la questione bugdet, cerco su google "cheap hairdresser in boston back bay". Lo voglio vicino a casa, non tanto per la strada che devo fare per andarci, ma per quella che devo fare al ritorno con un taglio o una piega che magari c'è da vergognarsi. Allora meglio vicino a casa che così corro subito a sistemarli.
Trovo solo Supercut, una catena di franchising con dei commmenti della gente da aver quasi paura ad entrare. Ma io mi son fissata e se questa è l'unica alternativa, io ci provo.
In fondo che devo fare? Accorciare e scalare. Cerco sul vocabolario: shorten and layer.
Mi avvio. Entro da Supercut. Capisco subito che i commenti erano veritieri. Ad accorgliermi una mescola di immigrati che di parrucchieri avevano solo le forbici, un salone non proprio stiloso e nessun cliente prima di me.
Va beh, penso che devo solo shorten & layer.
La commessa alla cassa (si paga prima, bah..) mi chiede cosa voglio fare. Sfodero la frase pronta. Lei guarda sul tabellone e mi dice 14,50$. Guardo anche io sul tabellone e vedo sotto "cut 14,50$", "cut with shampoo 17,50$". In una frazione di secondo capisco che la mia scelta non prevede lo shampo. Sempre in una frazione di secondo mi stupisco, chiedendomi come facciano a tagliare i capelli senza lavarli, e le dico che voglio lo shampo.
Perplessa mi accomodo, le spiego quello che voglio un po' in spagnolo e un po' in inglese, non sperando di certo in una riuscita entusiasmante, ma almeno non vergognosa.
Quando finisce, il taglio mi sembra a posto.
Aspetto di spiegarle come asciugarmeli e lei mi dice: ok, finito.
Finito?
Ho i capelli bagnati. Finito?
(Are you sure? penso tra me e me)
In una ennesima frazione di secondo mi viene in mente che il cartellone diceva "cut with shampoo", ma non diceva piega. E senza piega esci coi capelli bagnati. Guardo sul tabellone la terza opzione. Prevede la piega ma con una spesa di 7 dollari in più. Penso che quasi quasi la faccio, ma poi penso anche che uscire dal parrucchiere coi capelli bagnati non mi sarebbe più capitato nella vita. Ringrazio e scendo in strada che sembro appena uscita dalla doccia.
Così ora quando vedrò qualcuno per strada coi capelli bagnati saprò che è andato da Supercut.
E' un po' come andare all'Agip a fare benzina e tornare senza tergicristalli. Così quando vedi una macchina senza tergicristalli sai che è andata all'Agip. Un marchio di qualità insomma.
Che emozioni meravigliose questo paese...

giovedì 14 agosto 2008

Thankfully

Trovo un telefono nel bagno dell'uni.
Lo prendo, lo porto a casa e cerco tra i contatti qualcuno da chiamare per avvisare che ce l'ho io.
Viene a prenderselo una professoressa dell'uni scocciata che si è dovuta fare un 'ora di strada.
Mi sono dovuta scusare io.
:0

martedì 12 agosto 2008

Come all'Hotel California

Un certificato di nascita: non solo un nome, un luogo e una data. Ma un legame. Una storia. Che però non è detto ti appartenga. Non c’è trafila burocratica o cambio di nazionalità che ti sciolga dal legame. Puoi non tifare per il tuo connazionale che non scende in vasca con un israeliano alle Olimpiadi, di certo puoi comprenderlo, ma non vuoi farne parte. Non hai mai voluto. Ma rimani uno di loro. A condividere un posto che non vuoi, dove tutto è proibito tranne ciò che è veramente ingiusto.
Sei negli States per meriti scolastici, ma non puoi tornare a casa (non ti farebbero più uscire), né puoi oltrepassare il confine USA (non ti farebbero più rientrare), né la tua famiglia ha il diritto di accedervi. Nessun visto è quello giusto per te. No way.
Mi chiede se capisco quanto possa essere infelice. Gli dico di no. Ma ci penso...
Rincorso da un paese che non vuoi e prigioniero in un paese che ti tiene a scadenza.
Confini a dettare culture, ideologie a dettare ragioni.

“Relax, said the night man,
We are programmed to receive.
You can checkout any time you like,
But you can never leave!”(Eagles)

lunedì 11 agosto 2008

08/08/08

I cinesi sono sempre precisi.
Non l'hanno scelta a caso questa data per l'imponente cerimonia olimpica.
L'ho vista poco e male su video trovati in internet perchè non ho la tv.
Dramma. Non posso perdermi tutte le gare. Io amo le olimpiadi e tutte quelle manifestazioni che mi rendono patriottica, soprattutto se mi trovo all'estero.
Oggi l'idea di andare al MIT a studiare e di andare alla ricerca di un maxischermo che nell'università più tecnologica del mondo non può non esserci.
Finisco nel residence del campus dove vivono gli studenti del MIT. Qui dentro di tutto: supermercato, ogni tipo di fast food, palestra e lounge hall con internet free e mega tv. Tutta contenta mi metto a fare gli homework sul divano col pc sulle ginocchia e a sentire in sottofondo commenti di eventi olimpici, senza realmente prestargli attenzione. Pian piano la sala si popola, ora danno il water polo Cina-Usa, non che mi interessi tantissimo, ma non avevo fatto i conti col fatto che qui la prospettiva è tutta americana e il focus sull'Italia manca proprio. In più sfortuna vuole che la Cina sia proprio dall'altra parte del mondo con 12 ore di fuso orario che rendono la diretta possibile sono presto presto o tardi tardi. Mi accontenterò di vedere quel che c'è, ma sono già pronta per stasera per i due scontri diretti: h.00:10 water polo Usa-Italia e h 00:30, quasi in contemporanea, volley Ita-Usa.
Io e una miriade di americani, nella lounge hall dell'MIT. Gaso!

mercoledì 30 luglio 2008

Questione di spessore


Ce l'ha mai fatta Bonolis una puntata sulla cheesecake al "Senso della vita"?

lunedì 28 luglio 2008

The answer, my friend, is blowing in the wind


E finalmente, dopo settimane di attesa arriva The Day.

Il giorno ideale per fare vela.

All'1 sono al Fox Point Dock, il molo con le barche dell'uni.

Una Cape Cod Mercurys, l'istruttore, qualche nozione su come montare le vele e poi un sacco di chiacchere in mezzo al mare.

Attaccata al timone, a tirare funi, a cercare il vento e a far gonfiare le vele nel modo corretto: una meraviglia di sensazione che mi ha tenuto per 2 ore e mezzo lontana da tutto, non solo dalla riva.

Socialmente efficiente

Fino adesso abbiamo scherzato.. Non che racconti ridicole invenzioni, ma mi diverto a mettere in rilievo situazioni particolarmente sfigate della mia quotidianità che raccontata in modo canonico suonerebbe banale.
La situazione non è che sia brillantissima, ma neanche così disperata.
Metaforicamente, e citando il Liga (e la Sere), non sono proprio dentro l'happy hour, ma una birretta non me la leva nessuno. Non sono, citando Lorenzo, l'ombelico del mondo, ma neanche il callo sotto il piede; nè citando Piero la regina di cuori, ma non sono neanche tutti dolori.
Insomma, reinterpretando Vasco, sto dando un senso a questa storia che un senso, si ce l'ha, ma glielo voglio migliorare.
Week end festaiolo, che inizia precoce giovedì sera con Jon il compagno di classe e i suoi amici, prosegue venerdi in un locale con gli amici del couchsurfing (al couchsurfing sarà dedicato un post dettagliato perchè è un'iniziativa da promuovere come si deve), e si prolunga sabato con quelli dell'ostello.
Insomma, conosco ogni uscita un sacco di gente, che però parte il giorno successivo. Poco male è bello anche così. Sono tutti curiosi di sapere chi sei e cosa fai. E io pure.
Finisce che domenica passo la giornata in downtown con amici dell'ostello della sera prima e che poi mi tocca stare in piedi fino alle 5 del mattino per consegnare un compito per l'uni.
Week end socialmente efficiente: ho prodotto contatti internazionali e ho filtrato esperienze di vite che ti passano accanto per poco ma che ti fanno ridere, pensare e sognare.
E che un senso ce l'hanno davvero.
Torno sempre a casa con tante risposte e ancor più domande.

mercoledì 23 luglio 2008

Operazione Amici

Breve excursus e stato dell’arte delle mie relazioni sociali.
Partendo dall’inizio i primi 3 giorni in ostello sono stati produttivi, ho conosciuto un indiano, che però ho perso subito, 2 svizzeri con cui sono in contatto mail, e un olandese che lavora in Microsoft che approfittava di un meeting di lavoro ad Atlanta per farsi un giro degli States.
Quarto e quinto giorno, mi trasferisco nella mia stanza, ma non vedendo l’ombra di alcun coinquilino in casa mia, prendevo la mia cena e me la portavo in ostello, così stavo in compagnia (e c’era pure il caffè gratis).
Poi le mie conoscenze sono partite tutte e in casa sono arrivati i due coinquilini. Lei,Veronica (credo) l’ho vista la prima sera, poi è scomparsa (uh, è ricomparsa ora mentre sto scrivendo, dice che era dal boyfriend).
L’altro coinquilino, Matt, musicista jazz mi piace. Passa tutto il giorno coi suoi amici teenager nonché componenti della band, a sistemare le canzoni. Fanno ottima musica e domani hanno l’incontro con l’etichetta dei Fallout Boy. Rischiano di diventare famosi per davvero dice. Domani è un in or out. Non vorrei perdere l’occasione di aver vissuto con una star e di non averne approfittato. Cmq lui suona, io sto in camera sua sulla poltrona che vibra e fa i massaggi, ogni tanto parliamo, ogni tanto ascolto e basta. Si sta bene. Poi sabato mi ha portato al concerto, ha organizzato il festino sul tetto, mi presenta i suoi amici musicisti. Tutto bene a parte che ha 20 anni e che non può entrare nei locali, e se vuole comprare una birra gliela devo comprare io (no comment).
Lui è il mio unico amico.
Poi ho un altro mezzo amico, che è il mio compagno di classe, che oggi ho scoperto chiamarsi Jon perché mi ha dato la sua mail che conteneva nome e cognome, così non ho dovuto fare la figuraccia di richiedergli come si chiamasse. E ora ho anche il suo cell. Da mezzo amico, oggi diventa amico per intero. Mi ha invitato il prossimo week end a uscire con loro. Ottima chance di mondanità!
Da aggiungere alla lista ce ne sarebbero altri 2/3. Uno è Carlos di Porto Rico, conosciuto quella sera che sono uscita da sola. Esco con un libro, tanto per non sembrare sfigata del tutto e vado nel locale sotto casa a bere una birretta, solo che la luce è così fioca che a leggere sembro imbecille e mi si cavano gli occhi come dice papà. A non leggere e a guardarmi intorno sembro ancora più imbecille, ma opto per questa seconda opzione. Carlos è di fianco a me a mangiare da solo. Chiacchieriamo un po’, ma finita lì, non mi va realmente di chiamarlo. Quindi eliminato.
Un altro conosciuto in un’uscita con l’ostello è un certo Sharian o qualcosa così, nato e vissuto a Bali da mamma iraniana e padre indiano, ora fa il Ph.D. al MIT. Mi srebbe pure utile per le mie ricerche. Questo però ha fatto un paio di uscite che non mi fanno fidare tantissimo. Mi propone feste e cose da fare ma mi puzza un po’ di pericolo.
Dani dice che son troppo milanese, e che dovrei fidarmi, ma già non sono sveglissima su queste cose, almeno quando fiuto il pericolo mi sento di starne lontana. Quindi eliminiamo anche questo.
Detto questo, so che tutti i lunedì l’ostello organizza un’uscita alle 9 p.m. in un locale. Penso di potermi mescolare tra di loro. Mi faccio trovare davanti all’ostello alle 9, ma non vedo movimento, entro a dare un’occhiata ma non conosco nessuno. Non voglio dare nell’occhio e decido di rigiocarmi questa carta lunedì prossimo, o magari nel week end. Ieri sarebbe stata sprecata..
Mi sento comunque operativa, così vado a farmi una passeggiata e passo davanti al supermercato dove vado di solito a fare la spesa. C’è un commesso che merita, quindi aspetto le 10, orario di chiusura per sondare la situazione. Sono stata in quel supermercato a fare la spesa poche ore prima, quindi devo inventarmi una qualche domanda per giustificare questa seconda presenza nel giro di poche ore. Finisce che entro alle 10 meno 5 e mi preparo una domanda stupida da fargli. Nel mentre, arriva l’altro commesso che mi aveva fermato anche il primo giorno, uno di Zanzibar credo, o forse più Caraibico, non ricordo e quindi spreco la domanda con lui.
Mi chiede cosa cercassi.
Non cercavo niente in realtà ma sono davanti ai tonni, e mi invento che sto cercando i tonni con l’apertura perché non ho l’apriscatole (che è anche vero, ma alle 10 di sera che cerco i tonni non è proprio credibile, vabbeh...) Non li hanno, gli dico grazie e me ne vado.
Occasione sprecata di nuovo. Anche questa del supermercato non potrà più funzionare perché c’è sto commesso che non molla e non mi lascia spazio d’azione.
Rimane la carta università, tra palestra, piscina e sailing program, troverò qualcuno.
Concludendo avevo un amico e mezzo, con oggi ne ho due.
Un bel progresso in poche ore!
Sono positiva. Ieri per strada camminavo da sola, sempre durante la passeggiata serale (dopo la scena al supermercato) e nel giro di mezz’ora, mi fermano in 2 gridandomi “why don’t you smile, beautiful eyes”. E così sorrido e mi sforzo di sorridere fino a casa. Che forse sembravo idiota a sorridere per niente, ma mi veniva da sorridere per davvero.

martedì 22 luglio 2008

Life is good


Basta un sabato pomeriggio in un parco, sdraiati sull'erba ad ascoltare un concerto openair.


Guardarsi intorno e non vedere niente di realmente noto, nè i grattacieli al dì là del verde, nè le persone con te, nè le altre, e nemmeno la musica che stai ascoltando, ma che ti piace.


Ma quello che si respira, quella sensazione di gioia e rilassatezza condivisa, quella è nota. E' semplice. Quella la conosci bene.


Perchè è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità (Baricco).

Guerra ai mouses


Non pensavo di essere così fissata con la pulizia, ma forse non te ne accorgi finchè non sei nella m.... E' lì che capisci che non ti piace starci!

La seconda notte che ero qui ho intravisto un topo che sgattaiolava nelle tubature del calorifero. La mia coinquilina dice che è normale a Boston. Mi sono superdocumentata e purtroppo è una piaga della città. Non importa quanto sporca o pulita sia la casa, ma se è vecchia (beh facciamo antica) ha tubature e interstizi agevoli per sti animalacci maledetti.

Non è normale averli a casa e infatti non ne ho più visti, dopo la mia disinfestazione personale, ma li sento che vivono nei muri.

Ho pulito tutto, pavimenti, bagno, la cucina non credo sia mai stata così pulita da quando l'han comprata (probabilmente nel secolo scorso). Così disincetivo i maledetti. Ma son lì, li sento.

Ho provato a superare questa cosa, ho reso la mia camera super accogliente, foto, ordine, vestiti precisi, scarpe in fila. E' un bel vedere adesso. Ma proprio non ce la faccio.

Decido di cercare un'altra casa per agosto. Non rispondono in tanti alle mie richieste, ma alla fine sabato ho un appuntamento. Zona appena più decentrata, cmq comoda con la metro, davanti alla Northeastern university. L'incontro è con Siddartha, e il nome mi fa garanzia. Mi aspetto rubinetti in finto oro e incenso ovunque.

Quel che mi si presenta è molto poco spirituale, quanto più totale degrado.

La mia casa attuale a confronto è una reggia. Esco dicendogli che gli faccio sapere. Siddartha, che delusione accidenti..

Ripenso a quanto la mia casa in realtà non sia così male come penso. Decido di riprovarci, voglio dargli un'altra chance.

E la sera stessa non mi delude. Mi fa scoprire un ultimo piano da favola: il tetto è agibile e la vista una meraviglia. Decido di restare. La sera stessa ci faremo una festa lì sopra!

Il giorno dopo sono al CVS pharmacy a comprare il veleno per i topi, chiacchero mezz'ora con la commessa su quale sia la strategia migliore. Le trappole proprio non mi vanno, perchè se vedo una bestiaccia spappolata lì dentro dò di matto, in più la trappola non mi sembra molto deterrente e di certo non mi va di metterci su il formaggio per attirali in trappola. Optiamo insieme per sta pozione che li fa morire in 3/4 giorni. Almeno muoiono altrove le bestiacce. Pavlov o qualcuno dei suoi colleghi psicologi, quello che dimostrò i riflessi condizionati sui cani per intenderci, aveva fatto sto esperimento per cui dimostrava come i topi non fossero stupidissimi, e riuscissero a riconoscere, nel lungo periodo, e dopo aver assunto diverse sostanze, quale fosse quella che li faceva morire, e dunque da evitare.

Mi sembra di ricordare che a far sto ragionamento i topi ci mettessero un mesetto, e a me non è che vada granchè bene, perchè vorrei che lo capissetro da subito che quel che ho messo è veleno e che se anche muoiono 3/4 giorni dopo, sono stata io e che in camera mia non ci devono venire!!!

Dunque questa del veleno a scadenza mi sembra una soluzione non ottimissima, ma buonina.

Tanto per non sapere ne leggere ne scrivere, con quanti in lattice per fare la professionista del pulito, ho costruito col cartone una barriera che chiude il veleno tra il calorifero e il cartone, almeno non vedo quel che succede.

Bisognerà ora che prima o poi riapra questa architettura per vedere i risultati.

Se la bustina è aperta e il veleno finito, da una parte è bene perchè saranno morti, dall'altra male perchè vuol dire che sono stati lì, anzichè rimanere nei muri.

Se è vuota, c'è di buono che non sono venuti e c'è di male che stanno cmq nei muri.

Quel che so, è che io non la voglio aprire, quindi costringerò il mio coinquilino a farlo per me!

Detto questo sono 2 giorni che non li sento, ma stamattina ho sentito un fruscio e ho gridato e ho svegliato il coinquilino. Sono ancora suscettibile alla cosa..

Giustamente ho scoperto che faranno la disinfestazione il 5 settembre. Io me ne vado il 3. Giusto in tempo per combattere la sfida by myself!

venerdì 18 luglio 2008

I'm in!!!!!!!!!!!

Mi presento con tutta la documentazione alla mano, fresca di stampa. Tutte prove della mia buona fede e del mio non aver sottovalutato la questione "visto" prima di partire. Ho riletto le mail che mi han mandato. Posso farcela con le mie prove informali. Non posso se The Big Boss decide che non si transige.
Non è il caso di soffermarsi sui dettagli della chiaccherata col libro di legge alla mano che sembravano non lasciare adito a interpretazioni all'italiana, ma sta di fatto che sono dentro!
Mi porterò dietro qualche falsa testimonianza, ma poco male.
Malissimo invece quando mi presenta il conto ( e pensare che non l'ho neanche pagato per farmi ammettere!).
Mi dice addirittura di sedermi, come quando si danno le brutte notizie (n.d.r. ero già seduta, ma secondo me gli piaceva sta frase un po' da telefilm).
Di buono c'è che da buon campus americano ho accesso a milioni di attività, che farò tutte quante, sempre per non perdere d'occhio l'obiettivo Amici: palestra, piscina, corso di vela, accesso a pc e libreria, mostre e spettacoli and special events.
Di male c'è che mi sto cercando una casa in periferia perchè il mio conto corrente da dottoranda mi sta facendo presente che ho la forza per farmi 4 fermate in più di metro, e non quella di permettermi lussi e comodità. Quindi alza le chiappe, prendi la metro e risparmia in affitto, tanto il resto dei tuoi giorni li passerai a far fruttar tutto sto investimento in cultura e a utilizzare tutte le strutture del campus possibili. Massimizzo l'utilizzo, abbatto l'impatto dei costi fissi e ottimizzo l'investimento. Fila.

incastrata dal sistema?

Leggera, nel vestito migliore,
sulla testa un po' di sole, ed in bocca una canzone.

E con il mio porta pc a fiori colorati vado a colloquio con The Big Boss.

giovedì 17 luglio 2008

In or out?

Pensavo di risolvere oggi, ma l'appuntamento è preso per domani mattina..
Il fatto, che è poi il motivo delle varie preoccupazioni, è che mi è arrivata una mail dal Graduate Program Director, che dice che ho problemi col visto e che -testuali parole- " it's not possible". Ora, prima di allarmarmi e allarmare tutti, volevo capire l'entità del problema.
Mi hanno dato appuntamento per domani e ho l'impressione che il problema sia serio. Gli States sulle regole non transigono.
Nel frattempo sono passata dal campus per cercare di studiare e mentre attaccavo la presa del pc, mi ferma una ragazza e mi dice che le mie scarpe sono brutte e che le sembrano scomode.
Uno- Le mie scarpe sono di Mauro Leone.
Due- Lo ripeto perchè questo punto vale doppio: le mie scarpe sono di Mauro Leone. Oltre ad essere belle, sono anche comode. Compro lì tutte le mie scarpe, e sono lì tutte le scarpe che desidero. A Milano. In Italia. Cosa ne puoi capire?
Tre- Non posso fare a meno di guardare le sue di scarpe. Le ha comprate all'Ikea, o in un qualsiasi altro posto che fa di tutto tranne che scarpe.
Quattro- Mi domando perchè qui la gente è così dannatamente strana, ma non mi preoccupo di darmi una risposta.
Finisce che vado a bere un caffe per sopravvivere a 3 ore di lezione e incontro il mio compagno di banco che è l'unico che mi parla. Approfitto per parlargli dei miei problemi col visto e non lo mollo più, non posso sprecare l'occasione di perdere l'unico interlocutore che ho!
Poi andiamo a seguire la seconda lezione di Management: me la godo come se dovesse essere l'ultima, visto che è possibile che lo sia.
Vedo che tutti hanno già il libro. Il mio vicino di banco tira fuori un po' di fotocopie e mi chiede se ho già compratro il libro. Gli dico che non è il caso di fare l'acquisto prima di sapere se sarò espulsa. Lui dice: "giusto, anche perchè costa 200 dollari!". Dueceeeeeeentocheeeee??? Mi ci compro almeno 3 paia di scarpe da Mauro Leone, checchè ne dica la ragazzetta fastidiosa. Mi chiedo nuovamente cosa c'è che non va in questo posto. Non mi preoccupo di darmi una risposta anche perchè dovrei rispondere a troppe domande, come ad esempio perchè tutti sventolano quelle mani da sapientoni in aria appena il prof. fa una domanda. Ma cosa ti agiti????
Io in ultima fila, mi sforzo di capire quello che dicono e cerco di formulare domande che non farò ad alta voce.
Del mio compagno di banco so tutto ormai. Continuo a chiamarlo così perchè anche se so tutto di lui -ultimo esame, broker, wrester, di road island, torna tutti i week end dalla famiglia, vive a brookline, in Europa è stato solo ad Amsterdam e mai in California- non so come si chiama!
Decido di giocarmela, mettendolo nella condizione di abbandonarmi subito perchè troppo patetica o di prendersi a cuore la mia situazione: tra una cosa e l'altra gli dico: "I need friends" -n.d.r. patetica. Sembra scegliere la seconda opzione perchè tira fuori delle fotocopie, mi dice che lui il libro l'ha preso on-line al 50% e che ce l'ha in word sul pc. Mi chiede la mail per spedirmi tutto! E mi dice di fargli sapere come andrà il colloquio.
Lo amo.
Il mio solito culo.
Speriamo che funzioni anche domani, all'appuntamento col Chief.

mercoledì 16 luglio 2008

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Sono confusa.
Non focalizzo.
Mi sento addosso residui d'euforia iniziali miscelarsi con fastidiose preoccupazioni e l'incombere di un po' di malinconia.
Gli scenari che mi si presentano potrebbero essere infiniti, ma mi riesce di leggere solo i 2 casi estremi. In mezzo confusione. E non focalizzo.

Sono seduta da sola a un tavolo di un locale.
Intorno confusione, dentro confusione.

Rilassati, raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.

Lotta alla latta

Cazz... ho comprato tutte le scatolette senza apertura.
E non ho l'apriscatole.
Errore da dilettante!

martedì 15 luglio 2008

The backstage

Incontro la ragazza che deve mostrarmi la casa, proprio davanti al portone. Si fuma una sigaretta, chiaccheriamo, facciamo per salire, si tocca le tasche e dice “shit”. Dice solo “shit”. Uno shit che significa che siamo chiuse fuori.
Ma io sono tranquilla, mi immagino che abbia un piano B pronto all’uso.
E così chiama il coinquilino: è in Pennsylvania. Chiama la coinquilina: è da qualche parte in Massachusset.
Mi dice di seguirla, pensavo avesse un piano C migliore del B, e invece mi porta sul retro.
Sopra la mia testa, a una distanza irraggiungibile al mio metro e sessanta c’è una scala antincedio esterna arrugginita. Di quelle tutte le malattie al prezzo di una.
Penso che non si possa fare.
E invece lei prende un bidone della spazzatura, mi chiede di farle da contrappeso, ci salta sopra e afferra la scala, che è pesantissima da tirar giù e comunque ancora troppo alta.
Mi ci appendo io, sperando di riuscire a tenerla giù e invece è la scala a sollevare me da terra. Focalizza la scena: sono in un retro buio di una casa, appesa a una scala arrugginita a penzoloni. Non riesco a fare forza perchè mi viene troppo da ridere. E anche adesso che scrivo mi viene troppo da ridere.
Penso di nuovo, ridendo, che non si possa fare.
E invece lei, nuovamente e stavolta con un sospiro in più, ci si attacca con le gambe penzolanti e si tira su in qualche modo. E’ fatta.
Quel che ho trovato dentro non è poi così importante. Avrei preso quella casa anche se mi avessero fatto dormire per terra.
Invece mi trovo una stanza gigante, 2 letti, scrivania con una finestrona davanti. Sarà il mio nido personale, perchè il resto dire che è messy è fargli un complimento: bagno e cucina impraticabili senza un’operazione di disinfestazione approfondita, ma dopo aver vissuto con Pedro e Rod a Barcellona direi che posso sopportarlo.Per ora.

lunedì 14 luglio 2008

A noi ci piace la moquette



Ok, l'ostello è stupendo. Niente a che vedere col delirio di san diego e con le sue moquette che ospitavano batteri e funghi di ogni tipo e che regalavano epatiti di tutte le vocali. Qui a momenti c'è il parquet. No alcol, colazione free, tv e x-box free, pianoforte, internet, cucina e bagni perfetti, aria condizionata in camera, free shampo nelle docce, asciugamani puliti e infradito nuove al check in.
Si avvicina a un buon 3 stelle e costa come l'Hilton. Con la differenza che i vestiti te li tieni in valigia e pc e soldi lucchettati.
Ho necessariamente bisogno di una casa. E ne avevo trovata una da Milano. Dall’annuncio è la casa perfetta nella posizione perfetta. Posso uscire senza mezzi e tutto è walking distance. L’appuntamento per vederla è domani, ma è così vicina all’ostello che mi viene la curiosità di andare a vederla da fuori.
E’ ancora meglio dell'Hilton.

domenica 13 luglio 2008

Charles' river shores




Sono attratta dall'acqua. Da sempre. E quella che scorre in città è ancora più speciale. Attraversa una metropoli e la rende elegante. Il fiume Charles divide Boston da Cambridge, il sobborgo che ospita Harvard e MIT. Vedi anatre e vele, ponti e e grattacieli. Un perfetto combinarsi di nuovo e antico, di natura perfetta e di altrettanto perfetta pianificazione urbana, di rilassato benessere e frenetico movimento, che però non stride mai. Boston.


A 2 ore dall'atterraggio mi trovo già ad attraversare l'Harvard Bridge. Attirata dalle vele sono finita a Cambridge. Mi sono concessa tutta quella sponda e ho riattraversato sul Longfellow Bridge, per tornare indietro dalla riva di Boston. Con una register form "join the community sailing" tra le mani.


2 ore di camminata e Boston, con 2 rive e 2 ponti, cioè con un solo perimetro rettagolare, la cui area era d'acqua, mi ha sussurrato che questi 2 mesi saranno great!

giovedì 10 luglio 2008

7-Eleven



E’ il 192° giorno negli anni bisestili, ha visto vincere l’Italia a Madrid nell’82, ha visto nascere Lino Banfi e Giorgio Armani , esultare Martin Frobisher per l’avvistamento della Groenlandia e Babe Rute per il debutto nella major league di baseball. Ha visto proclamare Carlo IV di Lussemburgo imperatore del sacro romano impero, pubblicare Avogadro scritti sul contenuto molecolare dei gas e stampare i primi dollari con scritto “In God we trust”
Ha visto nascere la FIAT e ha visto firmare l’indipendenza della Mongolia dalla Cina.
Più recentemente ha assistito al download del 100.000.000 brano su iTunes music store, alla laurea della Saretta e alla partenza per San Diego l'anno scorso.
E’ l’11 luglio. L’ennesimo. Memorabile.
E alle 11 a.m. mi vedrà su un aereo per Boston.