mercoledì 30 luglio 2008

Questione di spessore


Ce l'ha mai fatta Bonolis una puntata sulla cheesecake al "Senso della vita"?

lunedì 28 luglio 2008

The answer, my friend, is blowing in the wind


E finalmente, dopo settimane di attesa arriva The Day.

Il giorno ideale per fare vela.

All'1 sono al Fox Point Dock, il molo con le barche dell'uni.

Una Cape Cod Mercurys, l'istruttore, qualche nozione su come montare le vele e poi un sacco di chiacchere in mezzo al mare.

Attaccata al timone, a tirare funi, a cercare il vento e a far gonfiare le vele nel modo corretto: una meraviglia di sensazione che mi ha tenuto per 2 ore e mezzo lontana da tutto, non solo dalla riva.

Socialmente efficiente

Fino adesso abbiamo scherzato.. Non che racconti ridicole invenzioni, ma mi diverto a mettere in rilievo situazioni particolarmente sfigate della mia quotidianità che raccontata in modo canonico suonerebbe banale.
La situazione non è che sia brillantissima, ma neanche così disperata.
Metaforicamente, e citando il Liga (e la Sere), non sono proprio dentro l'happy hour, ma una birretta non me la leva nessuno. Non sono, citando Lorenzo, l'ombelico del mondo, ma neanche il callo sotto il piede; nè citando Piero la regina di cuori, ma non sono neanche tutti dolori.
Insomma, reinterpretando Vasco, sto dando un senso a questa storia che un senso, si ce l'ha, ma glielo voglio migliorare.
Week end festaiolo, che inizia precoce giovedì sera con Jon il compagno di classe e i suoi amici, prosegue venerdi in un locale con gli amici del couchsurfing (al couchsurfing sarà dedicato un post dettagliato perchè è un'iniziativa da promuovere come si deve), e si prolunga sabato con quelli dell'ostello.
Insomma, conosco ogni uscita un sacco di gente, che però parte il giorno successivo. Poco male è bello anche così. Sono tutti curiosi di sapere chi sei e cosa fai. E io pure.
Finisce che domenica passo la giornata in downtown con amici dell'ostello della sera prima e che poi mi tocca stare in piedi fino alle 5 del mattino per consegnare un compito per l'uni.
Week end socialmente efficiente: ho prodotto contatti internazionali e ho filtrato esperienze di vite che ti passano accanto per poco ma che ti fanno ridere, pensare e sognare.
E che un senso ce l'hanno davvero.
Torno sempre a casa con tante risposte e ancor più domande.

mercoledì 23 luglio 2008

Operazione Amici

Breve excursus e stato dell’arte delle mie relazioni sociali.
Partendo dall’inizio i primi 3 giorni in ostello sono stati produttivi, ho conosciuto un indiano, che però ho perso subito, 2 svizzeri con cui sono in contatto mail, e un olandese che lavora in Microsoft che approfittava di un meeting di lavoro ad Atlanta per farsi un giro degli States.
Quarto e quinto giorno, mi trasferisco nella mia stanza, ma non vedendo l’ombra di alcun coinquilino in casa mia, prendevo la mia cena e me la portavo in ostello, così stavo in compagnia (e c’era pure il caffè gratis).
Poi le mie conoscenze sono partite tutte e in casa sono arrivati i due coinquilini. Lei,Veronica (credo) l’ho vista la prima sera, poi è scomparsa (uh, è ricomparsa ora mentre sto scrivendo, dice che era dal boyfriend).
L’altro coinquilino, Matt, musicista jazz mi piace. Passa tutto il giorno coi suoi amici teenager nonché componenti della band, a sistemare le canzoni. Fanno ottima musica e domani hanno l’incontro con l’etichetta dei Fallout Boy. Rischiano di diventare famosi per davvero dice. Domani è un in or out. Non vorrei perdere l’occasione di aver vissuto con una star e di non averne approfittato. Cmq lui suona, io sto in camera sua sulla poltrona che vibra e fa i massaggi, ogni tanto parliamo, ogni tanto ascolto e basta. Si sta bene. Poi sabato mi ha portato al concerto, ha organizzato il festino sul tetto, mi presenta i suoi amici musicisti. Tutto bene a parte che ha 20 anni e che non può entrare nei locali, e se vuole comprare una birra gliela devo comprare io (no comment).
Lui è il mio unico amico.
Poi ho un altro mezzo amico, che è il mio compagno di classe, che oggi ho scoperto chiamarsi Jon perché mi ha dato la sua mail che conteneva nome e cognome, così non ho dovuto fare la figuraccia di richiedergli come si chiamasse. E ora ho anche il suo cell. Da mezzo amico, oggi diventa amico per intero. Mi ha invitato il prossimo week end a uscire con loro. Ottima chance di mondanità!
Da aggiungere alla lista ce ne sarebbero altri 2/3. Uno è Carlos di Porto Rico, conosciuto quella sera che sono uscita da sola. Esco con un libro, tanto per non sembrare sfigata del tutto e vado nel locale sotto casa a bere una birretta, solo che la luce è così fioca che a leggere sembro imbecille e mi si cavano gli occhi come dice papà. A non leggere e a guardarmi intorno sembro ancora più imbecille, ma opto per questa seconda opzione. Carlos è di fianco a me a mangiare da solo. Chiacchieriamo un po’, ma finita lì, non mi va realmente di chiamarlo. Quindi eliminato.
Un altro conosciuto in un’uscita con l’ostello è un certo Sharian o qualcosa così, nato e vissuto a Bali da mamma iraniana e padre indiano, ora fa il Ph.D. al MIT. Mi srebbe pure utile per le mie ricerche. Questo però ha fatto un paio di uscite che non mi fanno fidare tantissimo. Mi propone feste e cose da fare ma mi puzza un po’ di pericolo.
Dani dice che son troppo milanese, e che dovrei fidarmi, ma già non sono sveglissima su queste cose, almeno quando fiuto il pericolo mi sento di starne lontana. Quindi eliminiamo anche questo.
Detto questo, so che tutti i lunedì l’ostello organizza un’uscita alle 9 p.m. in un locale. Penso di potermi mescolare tra di loro. Mi faccio trovare davanti all’ostello alle 9, ma non vedo movimento, entro a dare un’occhiata ma non conosco nessuno. Non voglio dare nell’occhio e decido di rigiocarmi questa carta lunedì prossimo, o magari nel week end. Ieri sarebbe stata sprecata..
Mi sento comunque operativa, così vado a farmi una passeggiata e passo davanti al supermercato dove vado di solito a fare la spesa. C’è un commesso che merita, quindi aspetto le 10, orario di chiusura per sondare la situazione. Sono stata in quel supermercato a fare la spesa poche ore prima, quindi devo inventarmi una qualche domanda per giustificare questa seconda presenza nel giro di poche ore. Finisce che entro alle 10 meno 5 e mi preparo una domanda stupida da fargli. Nel mentre, arriva l’altro commesso che mi aveva fermato anche il primo giorno, uno di Zanzibar credo, o forse più Caraibico, non ricordo e quindi spreco la domanda con lui.
Mi chiede cosa cercassi.
Non cercavo niente in realtà ma sono davanti ai tonni, e mi invento che sto cercando i tonni con l’apertura perché non ho l’apriscatole (che è anche vero, ma alle 10 di sera che cerco i tonni non è proprio credibile, vabbeh...) Non li hanno, gli dico grazie e me ne vado.
Occasione sprecata di nuovo. Anche questa del supermercato non potrà più funzionare perché c’è sto commesso che non molla e non mi lascia spazio d’azione.
Rimane la carta università, tra palestra, piscina e sailing program, troverò qualcuno.
Concludendo avevo un amico e mezzo, con oggi ne ho due.
Un bel progresso in poche ore!
Sono positiva. Ieri per strada camminavo da sola, sempre durante la passeggiata serale (dopo la scena al supermercato) e nel giro di mezz’ora, mi fermano in 2 gridandomi “why don’t you smile, beautiful eyes”. E così sorrido e mi sforzo di sorridere fino a casa. Che forse sembravo idiota a sorridere per niente, ma mi veniva da sorridere per davvero.

martedì 22 luglio 2008

Life is good


Basta un sabato pomeriggio in un parco, sdraiati sull'erba ad ascoltare un concerto openair.


Guardarsi intorno e non vedere niente di realmente noto, nè i grattacieli al dì là del verde, nè le persone con te, nè le altre, e nemmeno la musica che stai ascoltando, ma che ti piace.


Ma quello che si respira, quella sensazione di gioia e rilassatezza condivisa, quella è nota. E' semplice. Quella la conosci bene.


Perchè è così che ti frega la vita. Ti piglia quando hai ancora l'anima addormentata e ti semina dentro un'immagine, o un odore, o un suono che poi non te lo togli più. E quella lì era la felicità (Baricco).

Guerra ai mouses


Non pensavo di essere così fissata con la pulizia, ma forse non te ne accorgi finchè non sei nella m.... E' lì che capisci che non ti piace starci!

La seconda notte che ero qui ho intravisto un topo che sgattaiolava nelle tubature del calorifero. La mia coinquilina dice che è normale a Boston. Mi sono superdocumentata e purtroppo è una piaga della città. Non importa quanto sporca o pulita sia la casa, ma se è vecchia (beh facciamo antica) ha tubature e interstizi agevoli per sti animalacci maledetti.

Non è normale averli a casa e infatti non ne ho più visti, dopo la mia disinfestazione personale, ma li sento che vivono nei muri.

Ho pulito tutto, pavimenti, bagno, la cucina non credo sia mai stata così pulita da quando l'han comprata (probabilmente nel secolo scorso). Così disincetivo i maledetti. Ma son lì, li sento.

Ho provato a superare questa cosa, ho reso la mia camera super accogliente, foto, ordine, vestiti precisi, scarpe in fila. E' un bel vedere adesso. Ma proprio non ce la faccio.

Decido di cercare un'altra casa per agosto. Non rispondono in tanti alle mie richieste, ma alla fine sabato ho un appuntamento. Zona appena più decentrata, cmq comoda con la metro, davanti alla Northeastern university. L'incontro è con Siddartha, e il nome mi fa garanzia. Mi aspetto rubinetti in finto oro e incenso ovunque.

Quel che mi si presenta è molto poco spirituale, quanto più totale degrado.

La mia casa attuale a confronto è una reggia. Esco dicendogli che gli faccio sapere. Siddartha, che delusione accidenti..

Ripenso a quanto la mia casa in realtà non sia così male come penso. Decido di riprovarci, voglio dargli un'altra chance.

E la sera stessa non mi delude. Mi fa scoprire un ultimo piano da favola: il tetto è agibile e la vista una meraviglia. Decido di restare. La sera stessa ci faremo una festa lì sopra!

Il giorno dopo sono al CVS pharmacy a comprare il veleno per i topi, chiacchero mezz'ora con la commessa su quale sia la strategia migliore. Le trappole proprio non mi vanno, perchè se vedo una bestiaccia spappolata lì dentro dò di matto, in più la trappola non mi sembra molto deterrente e di certo non mi va di metterci su il formaggio per attirali in trappola. Optiamo insieme per sta pozione che li fa morire in 3/4 giorni. Almeno muoiono altrove le bestiacce. Pavlov o qualcuno dei suoi colleghi psicologi, quello che dimostrò i riflessi condizionati sui cani per intenderci, aveva fatto sto esperimento per cui dimostrava come i topi non fossero stupidissimi, e riuscissero a riconoscere, nel lungo periodo, e dopo aver assunto diverse sostanze, quale fosse quella che li faceva morire, e dunque da evitare.

Mi sembra di ricordare che a far sto ragionamento i topi ci mettessero un mesetto, e a me non è che vada granchè bene, perchè vorrei che lo capissetro da subito che quel che ho messo è veleno e che se anche muoiono 3/4 giorni dopo, sono stata io e che in camera mia non ci devono venire!!!

Dunque questa del veleno a scadenza mi sembra una soluzione non ottimissima, ma buonina.

Tanto per non sapere ne leggere ne scrivere, con quanti in lattice per fare la professionista del pulito, ho costruito col cartone una barriera che chiude il veleno tra il calorifero e il cartone, almeno non vedo quel che succede.

Bisognerà ora che prima o poi riapra questa architettura per vedere i risultati.

Se la bustina è aperta e il veleno finito, da una parte è bene perchè saranno morti, dall'altra male perchè vuol dire che sono stati lì, anzichè rimanere nei muri.

Se è vuota, c'è di buono che non sono venuti e c'è di male che stanno cmq nei muri.

Quel che so, è che io non la voglio aprire, quindi costringerò il mio coinquilino a farlo per me!

Detto questo sono 2 giorni che non li sento, ma stamattina ho sentito un fruscio e ho gridato e ho svegliato il coinquilino. Sono ancora suscettibile alla cosa..

Giustamente ho scoperto che faranno la disinfestazione il 5 settembre. Io me ne vado il 3. Giusto in tempo per combattere la sfida by myself!

venerdì 18 luglio 2008

I'm in!!!!!!!!!!!

Mi presento con tutta la documentazione alla mano, fresca di stampa. Tutte prove della mia buona fede e del mio non aver sottovalutato la questione "visto" prima di partire. Ho riletto le mail che mi han mandato. Posso farcela con le mie prove informali. Non posso se The Big Boss decide che non si transige.
Non è il caso di soffermarsi sui dettagli della chiaccherata col libro di legge alla mano che sembravano non lasciare adito a interpretazioni all'italiana, ma sta di fatto che sono dentro!
Mi porterò dietro qualche falsa testimonianza, ma poco male.
Malissimo invece quando mi presenta il conto ( e pensare che non l'ho neanche pagato per farmi ammettere!).
Mi dice addirittura di sedermi, come quando si danno le brutte notizie (n.d.r. ero già seduta, ma secondo me gli piaceva sta frase un po' da telefilm).
Di buono c'è che da buon campus americano ho accesso a milioni di attività, che farò tutte quante, sempre per non perdere d'occhio l'obiettivo Amici: palestra, piscina, corso di vela, accesso a pc e libreria, mostre e spettacoli and special events.
Di male c'è che mi sto cercando una casa in periferia perchè il mio conto corrente da dottoranda mi sta facendo presente che ho la forza per farmi 4 fermate in più di metro, e non quella di permettermi lussi e comodità. Quindi alza le chiappe, prendi la metro e risparmia in affitto, tanto il resto dei tuoi giorni li passerai a far fruttar tutto sto investimento in cultura e a utilizzare tutte le strutture del campus possibili. Massimizzo l'utilizzo, abbatto l'impatto dei costi fissi e ottimizzo l'investimento. Fila.

incastrata dal sistema?

Leggera, nel vestito migliore,
sulla testa un po' di sole, ed in bocca una canzone.

E con il mio porta pc a fiori colorati vado a colloquio con The Big Boss.

giovedì 17 luglio 2008

In or out?

Pensavo di risolvere oggi, ma l'appuntamento è preso per domani mattina..
Il fatto, che è poi il motivo delle varie preoccupazioni, è che mi è arrivata una mail dal Graduate Program Director, che dice che ho problemi col visto e che -testuali parole- " it's not possible". Ora, prima di allarmarmi e allarmare tutti, volevo capire l'entità del problema.
Mi hanno dato appuntamento per domani e ho l'impressione che il problema sia serio. Gli States sulle regole non transigono.
Nel frattempo sono passata dal campus per cercare di studiare e mentre attaccavo la presa del pc, mi ferma una ragazza e mi dice che le mie scarpe sono brutte e che le sembrano scomode.
Uno- Le mie scarpe sono di Mauro Leone.
Due- Lo ripeto perchè questo punto vale doppio: le mie scarpe sono di Mauro Leone. Oltre ad essere belle, sono anche comode. Compro lì tutte le mie scarpe, e sono lì tutte le scarpe che desidero. A Milano. In Italia. Cosa ne puoi capire?
Tre- Non posso fare a meno di guardare le sue di scarpe. Le ha comprate all'Ikea, o in un qualsiasi altro posto che fa di tutto tranne che scarpe.
Quattro- Mi domando perchè qui la gente è così dannatamente strana, ma non mi preoccupo di darmi una risposta.
Finisce che vado a bere un caffe per sopravvivere a 3 ore di lezione e incontro il mio compagno di banco che è l'unico che mi parla. Approfitto per parlargli dei miei problemi col visto e non lo mollo più, non posso sprecare l'occasione di perdere l'unico interlocutore che ho!
Poi andiamo a seguire la seconda lezione di Management: me la godo come se dovesse essere l'ultima, visto che è possibile che lo sia.
Vedo che tutti hanno già il libro. Il mio vicino di banco tira fuori un po' di fotocopie e mi chiede se ho già compratro il libro. Gli dico che non è il caso di fare l'acquisto prima di sapere se sarò espulsa. Lui dice: "giusto, anche perchè costa 200 dollari!". Dueceeeeeeentocheeeee??? Mi ci compro almeno 3 paia di scarpe da Mauro Leone, checchè ne dica la ragazzetta fastidiosa. Mi chiedo nuovamente cosa c'è che non va in questo posto. Non mi preoccupo di darmi una risposta anche perchè dovrei rispondere a troppe domande, come ad esempio perchè tutti sventolano quelle mani da sapientoni in aria appena il prof. fa una domanda. Ma cosa ti agiti????
Io in ultima fila, mi sforzo di capire quello che dicono e cerco di formulare domande che non farò ad alta voce.
Del mio compagno di banco so tutto ormai. Continuo a chiamarlo così perchè anche se so tutto di lui -ultimo esame, broker, wrester, di road island, torna tutti i week end dalla famiglia, vive a brookline, in Europa è stato solo ad Amsterdam e mai in California- non so come si chiama!
Decido di giocarmela, mettendolo nella condizione di abbandonarmi subito perchè troppo patetica o di prendersi a cuore la mia situazione: tra una cosa e l'altra gli dico: "I need friends" -n.d.r. patetica. Sembra scegliere la seconda opzione perchè tira fuori delle fotocopie, mi dice che lui il libro l'ha preso on-line al 50% e che ce l'ha in word sul pc. Mi chiede la mail per spedirmi tutto! E mi dice di fargli sapere come andrà il colloquio.
Lo amo.
Il mio solito culo.
Speriamo che funzioni anche domani, all'appuntamento col Chief.

mercoledì 16 luglio 2008

Se una notte d'inverno un viaggiatore

Sono confusa.
Non focalizzo.
Mi sento addosso residui d'euforia iniziali miscelarsi con fastidiose preoccupazioni e l'incombere di un po' di malinconia.
Gli scenari che mi si presentano potrebbero essere infiniti, ma mi riesce di leggere solo i 2 casi estremi. In mezzo confusione. E non focalizzo.

Sono seduta da sola a un tavolo di un locale.
Intorno confusione, dentro confusione.

Rilassati, raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto.

Lotta alla latta

Cazz... ho comprato tutte le scatolette senza apertura.
E non ho l'apriscatole.
Errore da dilettante!

martedì 15 luglio 2008

The backstage

Incontro la ragazza che deve mostrarmi la casa, proprio davanti al portone. Si fuma una sigaretta, chiaccheriamo, facciamo per salire, si tocca le tasche e dice “shit”. Dice solo “shit”. Uno shit che significa che siamo chiuse fuori.
Ma io sono tranquilla, mi immagino che abbia un piano B pronto all’uso.
E così chiama il coinquilino: è in Pennsylvania. Chiama la coinquilina: è da qualche parte in Massachusset.
Mi dice di seguirla, pensavo avesse un piano C migliore del B, e invece mi porta sul retro.
Sopra la mia testa, a una distanza irraggiungibile al mio metro e sessanta c’è una scala antincedio esterna arrugginita. Di quelle tutte le malattie al prezzo di una.
Penso che non si possa fare.
E invece lei prende un bidone della spazzatura, mi chiede di farle da contrappeso, ci salta sopra e afferra la scala, che è pesantissima da tirar giù e comunque ancora troppo alta.
Mi ci appendo io, sperando di riuscire a tenerla giù e invece è la scala a sollevare me da terra. Focalizza la scena: sono in un retro buio di una casa, appesa a una scala arrugginita a penzoloni. Non riesco a fare forza perchè mi viene troppo da ridere. E anche adesso che scrivo mi viene troppo da ridere.
Penso di nuovo, ridendo, che non si possa fare.
E invece lei, nuovamente e stavolta con un sospiro in più, ci si attacca con le gambe penzolanti e si tira su in qualche modo. E’ fatta.
Quel che ho trovato dentro non è poi così importante. Avrei preso quella casa anche se mi avessero fatto dormire per terra.
Invece mi trovo una stanza gigante, 2 letti, scrivania con una finestrona davanti. Sarà il mio nido personale, perchè il resto dire che è messy è fargli un complimento: bagno e cucina impraticabili senza un’operazione di disinfestazione approfondita, ma dopo aver vissuto con Pedro e Rod a Barcellona direi che posso sopportarlo.Per ora.

lunedì 14 luglio 2008

A noi ci piace la moquette



Ok, l'ostello è stupendo. Niente a che vedere col delirio di san diego e con le sue moquette che ospitavano batteri e funghi di ogni tipo e che regalavano epatiti di tutte le vocali. Qui a momenti c'è il parquet. No alcol, colazione free, tv e x-box free, pianoforte, internet, cucina e bagni perfetti, aria condizionata in camera, free shampo nelle docce, asciugamani puliti e infradito nuove al check in.
Si avvicina a un buon 3 stelle e costa come l'Hilton. Con la differenza che i vestiti te li tieni in valigia e pc e soldi lucchettati.
Ho necessariamente bisogno di una casa. E ne avevo trovata una da Milano. Dall’annuncio è la casa perfetta nella posizione perfetta. Posso uscire senza mezzi e tutto è walking distance. L’appuntamento per vederla è domani, ma è così vicina all’ostello che mi viene la curiosità di andare a vederla da fuori.
E’ ancora meglio dell'Hilton.

domenica 13 luglio 2008

Charles' river shores




Sono attratta dall'acqua. Da sempre. E quella che scorre in città è ancora più speciale. Attraversa una metropoli e la rende elegante. Il fiume Charles divide Boston da Cambridge, il sobborgo che ospita Harvard e MIT. Vedi anatre e vele, ponti e e grattacieli. Un perfetto combinarsi di nuovo e antico, di natura perfetta e di altrettanto perfetta pianificazione urbana, di rilassato benessere e frenetico movimento, che però non stride mai. Boston.


A 2 ore dall'atterraggio mi trovo già ad attraversare l'Harvard Bridge. Attirata dalle vele sono finita a Cambridge. Mi sono concessa tutta quella sponda e ho riattraversato sul Longfellow Bridge, per tornare indietro dalla riva di Boston. Con una register form "join the community sailing" tra le mani.


2 ore di camminata e Boston, con 2 rive e 2 ponti, cioè con un solo perimetro rettagolare, la cui area era d'acqua, mi ha sussurrato che questi 2 mesi saranno great!

giovedì 10 luglio 2008

7-Eleven



E’ il 192° giorno negli anni bisestili, ha visto vincere l’Italia a Madrid nell’82, ha visto nascere Lino Banfi e Giorgio Armani , esultare Martin Frobisher per l’avvistamento della Groenlandia e Babe Rute per il debutto nella major league di baseball. Ha visto proclamare Carlo IV di Lussemburgo imperatore del sacro romano impero, pubblicare Avogadro scritti sul contenuto molecolare dei gas e stampare i primi dollari con scritto “In God we trust”
Ha visto nascere la FIAT e ha visto firmare l’indipendenza della Mongolia dalla Cina.
Più recentemente ha assistito al download del 100.000.000 brano su iTunes music store, alla laurea della Saretta e alla partenza per San Diego l'anno scorso.
E’ l’11 luglio. L’ennesimo. Memorabile.
E alle 11 a.m. mi vedrà su un aereo per Boston.