mercoledì 20 agosto 2008

Immersa nell'inconsueto

Durante il branch very American di domenica, Shahriar (il mio amico mezzo iraniano e mezzo indiano) aveva deciso che dovevo testare la cucina indiana. Detto fatto, stamattina vado a fare un giro ad Harvard prima del pranzo etnico. Non che Harvard deluda, ma rispetto allo stile di Boston l'ho trovata un po' sotto tono, davvero poco originale e molto serioso. Ed enooooorme. Gigante, una piccola città dentro Cabridge. In più la fame mi faceva correre veloce attraverso le mille viette senza farmi godere degnamente quell'aria di eccellenza accademica. Alle 2 sono da Shariar, davanti al suo laboratorio all'MIT. E' un ufficio che sembra un magazzino, con macchinari giganti, fili ovunque e rottami: un' officina. Sta lavorando su un esperimento di fisica con del liquido magnetico e degli aggeggi stranissimi e mi porta a vedere tutte le tecnologie disponibili. Succedono cose incredibili lì dentro. Formule incomprensibili a un cervello disabituato e esperimenti in atto con enormi turbine capaci di creare voltaggi esorbitanti. Rimango allibita da tanta potenza. Lui percepisce il mio sorprendermi e mentre cerca di spiegarmi come funziona mi fa giocare coi magneti. Mi chiedo come possa essere far parte di tutto ciò. Mi dimentico anche della fame lì dentro..
Arriva l'ora dell'indiano. Buffet open. Non so cosa scegliere e prendo tutto. Sarà che è un mese che mi cucino solo pollo, riso e frittate (sto ancora cercando di farmene venire una per bene), ma l'ho trovato fantastico. Ci stava proprio questo salto in Oriente.
Tornando verso l'uni si offre di farmi da guida all'MIT, mi porta ovunque e scopro cose eccezionali, edifici di designer e architetti famosi, esperimenti sul traferimento di onde tramite la luce, si trovano auto nei laboratori che studiano nuovi sistemi elettrici e gente che soffia il vetro. Mi porta sul tetto della cupola, nei tunnel sottoterra, nel laboratorio dove è stato ideato il primo cellulare. Ogni metro quadrato di quel posto ha qualcosa da raccontare. E' tutto così geniale e perfetto lì dentro. Mi sento quasi stupida a entusiasmarmi per tutto. Ma è quello che è.
Chiudiamo con un sacco di chiacchere davanti a un caffè. Son passate 5 ore e non mi sono neanche accorta.
Poi, come ormai usuale, riattraverso il ponte a piedi per tornare a casa. Felice.
Spendidi racconti oggi.

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