martedì 12 agosto 2008

Come all'Hotel California

Un certificato di nascita: non solo un nome, un luogo e una data. Ma un legame. Una storia. Che però non è detto ti appartenga. Non c’è trafila burocratica o cambio di nazionalità che ti sciolga dal legame. Puoi non tifare per il tuo connazionale che non scende in vasca con un israeliano alle Olimpiadi, di certo puoi comprenderlo, ma non vuoi farne parte. Non hai mai voluto. Ma rimani uno di loro. A condividere un posto che non vuoi, dove tutto è proibito tranne ciò che è veramente ingiusto.
Sei negli States per meriti scolastici, ma non puoi tornare a casa (non ti farebbero più uscire), né puoi oltrepassare il confine USA (non ti farebbero più rientrare), né la tua famiglia ha il diritto di accedervi. Nessun visto è quello giusto per te. No way.
Mi chiede se capisco quanto possa essere infelice. Gli dico di no. Ma ci penso...
Rincorso da un paese che non vuoi e prigioniero in un paese che ti tiene a scadenza.
Confini a dettare culture, ideologie a dettare ragioni.

“Relax, said the night man,
We are programmed to receive.
You can checkout any time you like,
But you can never leave!”(Eagles)

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